Nella tradizione dell’Ashtanga Yoga all’inizio e alla fine della pratica è abitudine recitare un mantra, chiamato anche invocazione o preghiera.

I mantra, che sono parte della nostra pratica di Ashtanga, sono in lingua sanscrita, la lingua in cui sono stati scritti i testi più classici dello yoga. Il sanscrito classico ha più di 2500 anni, mentre il sanscrito vedico, la lingua dei Veda, è molto più antica (1500 a.C. circa). Oggi, il sanscrito non è più una lingua parlata, tuttavia recitare i mantra in sanscrito è tuttora molto comune in India, dove esiste una lunga tradizione di trasmissione orale di testi sacri.

La parola mantra deriva dalla radice "man" che significa "pensare" e "tra" che significa proteggere. Quindi recitare i mantra è un modo per proteggere la mente e migliorare la concentrazione. Quando recitiamo i mantra, la nostra mente è occupata dal canto, e i suoni che produciamo creano vibrazioni positive che calmano il nostro sistema nervoso.

I mantra forniscono un contenitore per la nostra pratica e un modo per separarla dal resto delle nostre attività quotidiane. La recitazione all'inizio della nostra pratica ci consente di focalizzare la nostra attenzione e ci impone di toccare la lingua in diverse parti del palato duro e morbido. Le vibrazioni risultanti stimolano l'ipotalamo e parti del cervello che controllano il sistema endocrino. Pertanto, si dice che intonare i mantra aiuti anche la regolazione degli ormoni nel corpo.

 

Opening Mantra

È una porta di accesso al nostro spazio interiore, per prepararci alla pratica degli asana con la consapevolezza che ciò che stiamo per fare va al di là dell’aspetto puramente fisico. È anche un modo per esprimere la propria gratitudine verso il lignaggio e i migliaia di insegnanti che hanno trasmesso lo yoga nel corso dei secoli, consentendoci oggi di conoscerlo e praticarlo, nonché godere dei suoi benefici.


वन्दे गुरूणां चरणारविन्दे
सन्दर्शितस्वात्मसुखावबोधे ।
निःश्रेयसे जाङलिकायमाने
संसरहालाहलमोहशान्त्यै ॥
आबाहुपुरुशाकारं
शंन्खचक्रासि धारिणम् ।
सहस्रशिर्समं श्वेतमं
प्रणमामि पतञ

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Oṃ
vande gurūṇāṃ caraṇāravinde
sandarśita svātma sukhāva bodhe |
niḥśreyase jāṅgalikāyamāne
saṃsāra hālāhala mohaśāntyai ||
ābāhu puruṣākāraṃ
śaṅkhacakrāsi dhāriṇam |
sahasra śirasaṃ śvetaṃ
praṇamāmi patañjalim ||
Oṃ
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Om
Prego, prostrato ai piedi del Maestro Supremo
che insegna la via per conoscere la grande gioia del risveglio;
lui è il guaritore della giungla, che sa pacificare le illusioni
ed eliminare il veleno dell’ignoranza dell’esistenza condizionata.
Mi inchino a Patañjali la cui parte superiore ha forma umana, 
incoronato da un cobra a mille teste bianche 
le braccia che reggono una conchiglia (il suono Divino),
un disco di luce (il tempo infinito)
e una spada (la discriminazione).
Om

Closing Mantra

Maṅgalamantra (invocazione/formula di buon auspicio)

È un augurio, un’offerta di qualsiasi merito che abbiamo guadagnato attraverso la nostra pratica sul tappetino per uno scopo più alto, affinché possiamo sviluppare amore e benevolenza verso il prossimo.


स्वस्तिप्रजाभ्यः परिपालयन्ताम्
न्यायेन मार्गेण महीं महीशाः |
गोब्राह्मणेभ्यः उभमस्तु नित्यं
लोकाः समस्ताः सुखिनो भवन्तु ||
ॐ अन्तिः अन्तिः अन्तिः
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Oṃ

svastiprajābhyaḥ paripālayantāṃ
nyāyena mārgeṇa mahīṃ mahīśāḥ |
gobrāhmaṇebhyaḥ śubhamastu nityaṃ
lokāḥ samastāḥ sukhino bhavantu ||
Oṃ śāntiḥ śāntiḥ śāntiḥ
_____

Possa l’umanità prosperare
e i potenti della terra governarla
camminando sul sentiero della giustizia,
possa l’universo essere buono con tutti coloro
che riconoscono la sacralità della terra,
e tutti i popoli della terra vivere nella gioia.
Om, pace, pace, pace.

 

Nell’immagine di copertina è raffigurato Patañjali presso il “Melakadambur Amirthakadeswarar Temple” in Tamil Nadu, India.